venerdì 9 maggio 2014

The thin red line

"Questo grande male... da dove proviene? come ha fatto a contaminare il mondo? Da che seme, da quale radice è cresciuto? Chi ci sta facendo questo? Chi ci sta uccidendo, derubandoci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovina è di beneficio alla terra, aiuta l'erba a crescere, il sole a splendere? Questo buio ha preso anche te?"







Novembre 1942. Guadalcanal. Guerra. Malick.

Le sanguinose fasi dell'attacco ad una collina difesa dai giapponesi si alternano a scene narrate attraverso le voci interiori dei protagonisti. Raro, se non unico, film sulla guerra nei cui primi quaranta minuti non si ode uno sparo e non esistono protagonisti.

Malick ha scelto la guerra come porta attraverso la quale passare per dire qualcosa di radicale (indicibile?) sull'esternazione dello
spettro morale di cui è capace l'uomo e porre alcune semplici domande: perchè la guerra? Che posto ha l'uomo sulla terra? Che cosa lo spinge alla violenza, a perdere il senso della natura, della pietà, della bellezza? 

Questo film è una preghiera di fine millennio (1998), una invocazione d'aiuto (non ascoltata vedendo i tempi che viviamo).

E' la fine?

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