martedì 20 settembre 2016

Il tempo

Immagina di avere una banca che ogni giorno ti accredita la somma di € 86'400 (ottantaseimilaquattrocento) sul tuo conto.
Non conserva il tuo saldo giornaliero.
Ogni notte cancella qualsiasi quantità del tuo saldo che non sia stata utilizzata durante il giorno.
Che faresti?
Ritireresti fino all'ultimo centesimo ogni giorno ovviamente.
Pensaci!
Ciascuno di noi possiede un conto in questa banca.
Il tempo.
Ogni mattina la banca del tempo ti accredita 86'400 secondi.
Ogni notte la banca cancella e da per persa qualsiasi quantità di credito che tu non abbia investito in un'azione.
La banca non conserva saldi ne permette trasferimenti.
Ogni giorno ti apre un nuovo conto.
Ogni notte cancella il saldo del giorno.
Se non utilizzi il deposito giornaliero la perdita è tua.
Non si può fare marcia indietro.
Non esistono accrediti sul deposito di domani.
Devi vivere nel presente col deposito di oggi.

Per capire il valore di un anno, chiedi ad uno studente che ha perduto un anno di studio.
Per capire il valore di un mese, chiedi ad una madre che ha partorito prematuramente.
Per capire il valore di una settimana, chiedi all'editore di un settimanale.
Per capire il valore di un'ora, chiedi a due innamorati che attendono d'incontrarsi.

sabato 17 settembre 2016

A te che leggi. M/F

Che cos'è che ci fa alzare incazzati e indolenti.
Perché usciamo di casa con tutta questa rabbia in corpo.
Cinici e disillusi ci guardiamo in cagnesco, 
poi riprendiamo a volteggiare frenetici sulla ruota come criceti in gabbia
ma non ce l'ha ordinato il dottore.
Avete mai pensato di essere gli autori della vostra infelicità?
Immagino di si.
Allora facciamo un passo avanti...
Non potrebbe essere che l'infelicità è un vizio?
Un quasi piacevole, rassicurante, vizio?
Ciascuno di noi, almeno cinque minuti nella vita, ha provato l'ebbrezza selvaggia della felicità.
Siete davvero sicuri che vorreste riprovarla ancora?
La felicità ti fa spavento...
È un film horror...
Perché quando ti accorgi che è passata, precipiti nell'angoscia come un ascensore con le corde spezzate.
Fa male cadere rovinosamente dalle vette della felicità
così ti sei assoggettato ad una vita mediocre
senza troppi sbalzi
senza troppi imprevisti
armato fino ai denti contro l'imprevedibilità della vita.
Infatti la vita non bussa più alla tua porta.
I giorni si somigliano tutti.
Da nessuna donna, nessun uomo, davvero straordinari accetteresti un appuntamento.
Eppure sai bene che è solo dall'imprevedibilità di certi incontri che potresti arricchirti,
rivoluzionarti,
tornare finalmente a vivere.
Ma tu non lo fai.
Hai paura.
Una maledetta paura di soffrire.
È la sindrome degli angeli caduti...
Ti sei costruito Alcatraz con le tue mani.
E in fondo ti piace, non negarlo.
Altrimenti non riuscirai mai a spezzare le tue catene.
"E che vuoi che facciamo, rischiare tutta una vita per un giorno di gloria?!"
Si.
Può essere solo un giorno, un mese, un anno.
Ma devi tenere la valigia pronta
le ferite aperte
le orecchie tese.
Perché è questo che vuoi.
Me lo dicono i tuoi mugugni quando ti alzi al mattino,
la tua confusa incazzatura permanente,
le presunte cause della tua infelicità che attribuisci a casaccio.
La mediocrità è un tuo diritto, ci mancherebbe.
Ma la ricerca della felicità, un tuo dovere.

lunedì 5 settembre 2016

Uomini soli

In questo buco da dove vi scrivo non c'è più spazio per un cioccolatino.
Notti fa ho tirato su una parete divisoria, poi, all'alba l'ho fracassata giù.
Gli uomini soli fanno cose strane come i bambini.
M'ero immaginato di dover dividere questo bicamere con un'altra presenza.
E fra me e la sua privacy m'ero costruito un muro di amici, ma sono i nemici quelli che fanno muro.
Donne e amici si fanno attraversare, se amano, se si lasciano amare.
Quella sarebbe stata la parte che, rispettando le libertà reciproche, non avrebbe mai potuto dividere la nostra unione. 
Gli uomini soli come i bambini elaborano in certe sere di pioggia sottile queste contorte teorie.
Ma io non ho amici.
Voi siete troppi.
E di me stesso sono sconcertato, costretto dal mio ruolo, mi industrio a farvi compagnia.
E la magia riesce!
Se ci pensate è assurdo.
I tipi come me non sono certo compagnoni.
Mettete che giocassimo al mercante in fiera, 
presenti i banditori d'asta?
Quella si è gente che fa ridere.
Loquaci, con la battuta pronta, lo scogli lingua in tasca...
Le ragazze, dal gran ridere, gettano i capelli all'indietro
e gli amici complici sghignazzano alle metafore più ardite.
"Questa è la carta della vittoria!"
"Ce l'ha lungo lungo!"
"Chi se lo vuole aggiudicare?!"
E con il collo di una giraffa svoltano la serata.
DJ nati.
Ma io
Se mi vedeste
in una serata di pioggia sottile sottile come quella
Quando tutto muore
Altro che giraffe e dj...
Davide non è che hai un muso lungo
mi direste
Quello è il becco d'un pellicano!
Scoppiereste a ridermi in faccia e io farei una pessima figura.
Gli uomini soli come i bambini non sono tipi sportivi,
così vi verrei a noia
lo so
è inevitabile.
Perché il problema non è mai il genere di pupazzo che si è
il problema è la durata della pila.
Quante volte vi ho fatto credere di essere carico
Notizie
Contro notizie
squarci di vita personale
attacchi
finte
canzoni di una vita
la tua voce tesoro...
I miei precari equilibri
la mia stabile follia
Ma quanto pensavate che potesse durare questo spettacolo indecente.
Questa vita faziosa
Questi pugni sul muro
Queste opinioni di un millantatore.
Credevate davvero che esistessero vite col trucco?
Pupazzi senza pila ed eterni pupari?
No...
Non ce l'ho con voi
Questo mai
Siete tutto quello che ho.
Non faccio differenza tra chi mi tratta da panchinaro della nazionale delle ideologie sepolte 
e chi mi vede come il pibe de oro della comunicazione sottopelle.
Perché non sono né questo né quello.
Mi torna in mente una vecchia canzone di Paolo Conte
Una cena di ex compagni di scuola.
Il vino
Il chiasso
Risate
Memorie
Battute.
In fonda alla tavolata c'è uno che agita la mano in aria
Uno che scivola giù e scompare gridando aiuto
ma nessuno se n'è accorto.
A quello gli era finita la pila.
Che faccio... Continuo o basta così...
Mi metto un rap bello nero incazzato per dimenticarmi tutte queste menate?
O avanti a testa bassa e rischio l'incidente...
Perché i ricordi di vecchie serate di pioggia sono anche peggio delle serate in sé
certi ricordi sono automobili che ti tamponano eternamente
cambia solo il modello
della macchina intendo.
Il ricordo che ti mette sotto è della stessa specie.
E a me quella sera mi faceva male una presenza
molto, molto vicina
era quasi con me
Stava per arrivare e partire ancora
Scusate faccio un po' di confusione
ma il problema di quelli a cui tieni tanto
è che non stanno mai fermi.
E succede
perché succede invariabilmente
che se tu gli fai un discorsetto chiaro e piuttosto ben riuscito
ti accorgi che sulla battuta finale
quella che precede l'applauso
che stavi parlando da solo.
I bambini e gli uomini soli dialogano spesso con questi compagni immaginari
ma per saggio pudore li fanno sparire a questo punto, 
se attendessero l'applauso diventerebbero pazzi.
Veramente, io non ho ben capito se innalzando quella buffa parete divisoria quella presenza amica volevo accoglierla in casa oppure dividermi da lei.
Difendermi da quello che stava per dirmi.
Questo si, lo ricordo.
I bambini e gli uomini soli presagiscono sempre gli abbandoni.
Forse volevo soltanto trattenerla 
Questo
Soprattutto questo
Si...
Il grande gioco che avevo architettato era complesso ma scaltro.
Doveva distruggere la parete 
per guadagnarsi il premio
per arrivare a me solo alla fine.
Non le avrei concesso neanche un
"Buonanotte amore mio"
No
Neanche un bacio le avrei anticipato pur di non essere lasciato solo
di non essere più investito da tutte quelle macchine della stessa specie.
La specie
Sua
Femminile singolare.
E voi, fratelli, eravate la mia garanzia 
Il sigillo sul patto
su questo grande gioco
voi.
Lei avrebbe dovuto leggere
per riconoscermi in voi.
Mi sembrava meno rischioso che riconoscere direttamente me.
Primo perché non succede quasi mai
Secondo perché soltanto voi avete un'idea più avvincente e romantica di quanto io abbia di me stesso.
Ah... Quanto avrei voluto nascere battitore del mercante in fiera.
Per cui, da latitante, mi sarei accontentato di un amore riflesso.
Ma i compagni immaginari
soprattutto di genere femminile 
sono come i bambini.
Conoscono le regole del gioco.
E il mio era truccato...
Per amore d'accordo
Ma truccato
Per solitudine va bene
Ma truccato
E non so se entrando o uscendo, questione di punti di vista, dipende se uno l'attende o se aveva smesso di attenderla definitivamente 
lei ha alzato il naso in aria 
e ha guardato la parete con una lieve smorfia di disappunto.
"Si vede che tu non hai mai fatto il battitore del mercante in fiera!"
Ha detto spolverando lettere e vecchi romanzi con lo sguardo.
"C'è un fracco di polvere non si respira!"
"Da quanto tempo in questa stanza non è stata raccontata una barzelletta?"
Mi ha chiesto spalancando le finestre e lasciando entrare le risate volgari di una coppia di amanti della palazzina di fronte.
L'avvocato e la dattilografa.
Io li avevo sempre trovati maleducati e sgradevoli
soprattutto per quella brutta abitudine di fare sesso con le tapparelle alzate
ma a lei ho capito che piacevano assai
e ha sorriso di gusto
e a lungo.
Poi, ricordandosi di me come una malattia
di me
che stavo ponendo una rosa sulla parete divisoria
mi ha gettato un'occhiata distratta.
"Perché m'hai fatto venire fin qui?"
Solo per amore
ho detto tutto d'un fiato.
"Io non faccio amore a tempo."
Mi ha misurato dalla testa ai piedi
"E la tua pila è quasi scarica."
Ho ridacchiato ma mi è uscito un
"Ahi!"
Sapete com'è... M'ero risentito
Gli uomini soli sono più suscettibili dei bambini.
Invece hanno questo in comune
Amano troppo e non sanno come farlo capire.
E non è detto che non sia meglio così.
Comunque il problema non s'è posto
perché lei è uscito
o è entrata
sia come sia
perché in casa ho sentito un gelido spostamento d'assenza.
Quel vuoto mosso
quel freddo agitato che lasciano i treni veloci sfuggenti nelle stazioni secondarie.
Ve l'ho detto
era una serata di pioggia sottile.
Nei vetri
alle finestre si infrangevano un sacco di fari di macchine che mi venivano addosso
e non avevano mai smesso
da tempo immemorabile.
E io, scusate, ho buttato giù la parete con una manata.
In ogni dramma che si rispetti ad un certo punto il protagonista forza la mano!
Solo che io l'ho fatto con una notevole violenza...
Si vede che avevo interpretato lo stesso ruolo in troppe commedie.
Soltanto dopo mi sono detto tutte le parole che avete appena letto.
Potete voltarvi ora
ho finito.
Ogni tanto fra amici immaginari succede di sfogarsi no?
Mettete che fuori piova
e che sia appena entrato-uscito qualcuno
e a voi sembra
ma è solo un sottile sospetto
che si tratti della vostra vita.